“Hai mai pensato cosa provano le farfalle dopo la loro mutazione da bruchi? Hai mai pensato cosa sentono? Come vivono, così diverse, così nuove, un’altra vita?” Amy gli domandò sussurrando nella penombra tiepida di una stanza di hotel, dopo che il sole aveva riscaldato per tutto il pomeriggio le persiane socchiuse. Teneva in mano un bicchiere di tè al gelsomino che sorseggiava lentamente, aspettando che il ghiaccio si sciogliesse. Dopo ogni sorso si leccava le labbra, cercando di cancellare il sapore amaro della sigaretta da cui fumava.
Il suo discorso era quasi una riflessione fra sé e sé, il suo interlocutore non sembrava prestarle molta attenzione tanto era intento a disegnare con la matita su un foglio bianco.
Subito dopo quella domanda Amy divento improvvisamente silenziosa.
A volte alcune parole, alcune immagini, alcuni temi ricorrenti nella nostra vita spuntano fuori istintivamente, senza una spiegazione, e non vengono mai messi in discussione, né diventano spunto di riflessione.
A volte ci si rende conto improvvisamente che quelle immagini non sono state presenti nella nostra vita così, per caso. E’ quasi un’illuminazione che ci folgora, come i raggi di sole che penetravano dalle persiane quel pomeriggio e che illuminavano gli occhi di Amy, rendendoli di un verde brillante come il mare al mattino d’estate.
“Forse un tempo, quando ero un bruco, avevo dei tatuaggi come i tuoi.” La voce di Amy si era fatta più forte per attirare l’attenzione del suo interlocutore, che distolse lo sguardo dal suo disegno e replicò: “Lo pensi perché sei tanto attratta dai tatuaggi, ma non hai mai voluto fartene uno?”
“Lo dico perché sono tanto attratta dalla tua pelle, perché ho una voglia che non si sazierà mai di leccarla, di morderla, di gustarla, di sentirmi sfiorata da essa, di trovarmela addosso, quasi come se fosse mia, di scivolarci sopra, di soffermarmi sul suo odore, di provarne la sua appartenenza.”
Ogni parola di Amy risuonò lenta e umida, gonfia di desiderio come spugna intrisa di sudore.
“Ne sono lusingato”, replicò B. col sorriso sulle labbra, “resta però il fatto che mi hai paragonato ad un bruco. Sarei brutto come un bruco?”
“Il bruco è il simbolo di potenza sessuale più forte che io conosca. Rappresenta il vero uomo, il suo imporsi prepotentemente per primo. Rappresenta il fallo.
Il bruco ha pelle di seta come la tua, la tua stessa prepotenza nel voler primeggiare e la mia stessa prepotenza nel voler esistere, esprimermi, respirare.”
B. sgranò gli occhi sorpreso, non l’aveva mai vista in questa maniera.
“Degli uomini invidio questa innocenza dovuta all’esser nati per primi, la vostra leggerezza nel vivere, inconsapevoli della vostra prossima mutazione.”
“Ma stai parlando degli uomini? Sei sicura?”
“Ogni tanto mi perdo fra me e me, lo sai.”
Amy si rituffò fra le sue braccia.
B. era appoggiato allo schienale del letto, il suo corpo era forte e muscoloso, la sua pelle ambrata dal sole. Ogni disegno tatuato su di lui traduceva in immagini i suoi pensieri più inconsci, saltando, ancora una volta, ogni barriera mentale.
B. continuò a tracciare linee leggere sul suo foglio, sfumandole poi con le dita ancora un po’ umide. Amy iniziò ad accarezzargli lentamente il petto, a sfiorare con le labbra la sua pancia, a segnare i confini del suo ombelico con la lingua. Non si stancava di cercare il suo odore, non si saziava di assaggiare il suo sapore.
“E delle farfalle che mi dici? Avevi esordito parlando di loro poco fa, dopo il nostro ennesimo orgasmo.”
“Le farfalle sono come me, pesanti dentro, nonostante le loro leggere ali. Potrebbero volare, ma hanno memoria della vita passata.”
“Ma le farfalle volano!”
“Solo per un giorno, solo perché sanno quanto è breve la vita, solo perché, come me, non ne afferrano più il senso.”
Le sue parole le riempirono gli occhi di lacrime; ma nonostante la sua malinconia avanzasse sempre più dentro di lei, fino a stringerle il cuore, le sue labbra non perdevano il loro ritmo nella bramosia di voler possedere B., ancora una volta.
“Ti piacciono le farfalle per la loro consapevolezza dell’effimero?”
“Mi piacciono le farfalle perché racchiudono la potenza maschile fra la grazia di due ali femminili e colorate.” Era sempre stata un’immagine del suo doppio carattere, nata istintivamente e rafforzata da tanti segnali che nel corso degli anni aveva pian piano scoperto.
B. fermò la sua mano, mise il disegno da parte e alzò lo sguardo al cielo, con gli occhi umidi di chi ferma l’eternità in un solo istante per godere dell’infinito. La sua mano poi si spostò verso il centro del suo corpo, sul capo di Amy; le sue dita si intrecciarono con i suoi lunghi capelli rossi e si strinsero sempre più forti attorno alla testa di lei.
Amy si era zittita e concentrava ormai tutte le sue energie e tutte le sue attenzioni sul cazzo di B.. Le sue labbra lo avvolgevano completamente, la sua lingua scorreva liscia come seta tessendo con fili di saliva ricami sulla sua asta.
Per lei l’istante infinito non produceva appagamento, il suo vuoto interiore la metteva faccia al muro da sempre, ma aveva imparato a ricacciare indietro l’ansia, spingendolo su, fino in fondo alla gola.
Ancora due spinte e l’ennesimo orgasmo.
La voce di B. si fece alta nei suoi ultimi istanti di vita, prima della nuova morte.
I suoi occhi si riaprirono pochi secondi dopo, ancora sognanti.
La prima immagine della sua nuova vita fu il volto di Amy, i cui occhi sorridevano al posto delle labbra, ancora rosse per l’intenso sfregamento.
B. sussurrò a fil di voce: “Ecco, guarda cosa ho disegnato per te.” E le mostrò l’immagine di una farfalla meravigliosa, con due occhi dalle lunghe ciglia sulle ali ed un teschio sulla schiena. Un orologio stava sullo sfondo a segnare il tempo.
“Vorrei tatuartela io stesso, visto che ho capito che rappresenta il tuo mondo interiore, il tuo doppio IO, a cavallo fra i due sessi.”
Amy guardò il disegno e sorrise inaspettatamente; la sua bocca scoprì, anche se solo per un istante, ogni debolezza. “Amo le farfalle perché, come loro, sono condannata a vivere più di una vita. Come loro ricordo, muto, rivivo. In corpi differenti, in tempi differenti, in vite differenti.”
Disse ciò spingendo su con la lingua quel rigolo bianco perla che le colava da un angolo della bocca. Chiuse poi gli occhi e pensò: “Se fossi di nuovo farfalla, in una nuova vita potrei ambire ad un’assoluzione.”
Lentamente i suoi pensieri si dileguarono come gli ultimi raggi di sole che volgeva al tramonto, sfumati nei colori dell’immagine della farfalla disegnata da B..
Ed Amy si addormentò abbracciata a lui, in un sonno riparatore che avrebbe portato sollievo alla sua anima stanca solo per qualche ora.