Dammene ancora un altro sorso

Violenza mentale, voglia di ottobre.
Affinità che mancano, desideri che si chiamano.
Credo alla comunicazione mentale, credo agli istinti a distanza.
Credo ai pensieri telepatici, credo ai neuroni corporei.
È il gioco del vedo e non posso, del voglio e non tocco, del dammi e non riesco.
Sono morsi mancati, attimi passati, gemiti spezzati.
Centimetri di pelle a lunga percorrenza, millimetri di spazio lontani anni.
Sguardi rivolti al cielo parlano di fuochi sottopelle, labbra socchiuse scandiscono nonsense sottovoce.
Dazi da pagare in cambio di condivisioni di emozioni.
Compromessi, quelli con cui non vorresti mai scenderci a patti.
Sono pusher di droghe alternative in cerca di affari, o più semplicemente pazzi e solitari nelle loro grigie periferie mentali.
La sete rende ciechi, ma…dammene ancora un altro sorso.

Tenerti dentro

E’ una presenza ingombrante quella che mi toglie il respiro nei giorni col sole coperto.
E’ come se volesse privarmi dell’aria, è come se volesse farsi sentire;
prepotente, altezzoso, egocentrico.
Si fa strada in me, e quasi a momenti mi fa credere di stare lì lì per andar via, in punta di lingua, ai confini del corpo.
E prego il dio in cui non credo che si appigli ai miei sbadigli e voli via con loro, pezzo a pezzo, soffio dopo soffio.
Ma puntualmente ho prova che nulla esiste al di fuori di me, oltre le porte dell’anima.
Morirò d’inedia, mentre sogno bende che non mi permettono di vedere e lacci ai polsi a fermare ogni mia azione.
E brucerò nella lussuria, mentre la mia inquietudine mi impedisce di riposare, un vulcano in eruzione, una bomba ad esplosione non programmata.
Sogno di fare e disfare il mio mondo, e mi immagino faccia a terra sotto di te.
Respiri pesanti, gemiti smorzati, ed il diaframma che si schiude sotto il tuo peso; colpo su colpo, è una guerra che si consuma senza nessun nemico.

Ci sono giorni in cui è troppo anche respirare.
Ci sono giorni in cui è troppo tenerti dentro.

Sono, dunque Sento.

Sono profumo di eccitazione, sguardi sensuali, voglia di fare l’amore; sono sensi di colpa, scelte sbagliate, alcol in eccesso.

Sono senso di vuoto, voglia di evasione, rimorso di coscienza.
Sono la sensazione del risveglio da the day after, il volersi nascondere sotto il piumone, matita sugli occhi sbiadita dalle lacrime; sono vergogna, nudità, labbra bagnate.

Sono il sudore della tua pelle, il gusto della tua lingua, l’odore del tuo corpo.
Sono istinto allo stato puro, voglia di sesso, ricci ancora umidi; sono rimproveri a me stessa, severità, paura a mostrarmi al mondo.

Sono parole non dette, occhi ammiccanti, unghie smaltate.
Sono attese spasmodiche, vie di fuga, tracce di inchiostro; sono suonerie azzerate, messaggi troncati, parole sottintese.

Sono giochi mentali, doppisensi, cerchi alle orecchie.
Sono chiavi, bagni, specchi; sono gemiti, solitudine, una mano fra le gambe.
Sono un cubetto di ghiaccio, un bicchiere di vino, la testa che gira.

Sono equilibrio precario, avventatezza, un bacio sognato; sono musica di sottofondo, pensieri nascosti, libertà dagli schemi.

Sono film mentali, morsi sul collo, lasciarsi andare.
Sono viaggio, illusione, sogno, sesso. Sono libertà, indipendenza, movimento, infinito.

Sono quello che immagino di te, o immagino te come quella che sono.
Fatto sta che sono, non sento; e per questo sento ancora di più, perchè sono.