The flavour of sin

Dovresti affondare con me per capire quanto è profondo l’abisso,
una volta che sei andato oltre.
Dovresti soffocare con me per provare l’aria spezzata,
come lingua in gola,
una volta che sei andato sotto.
Soli pallidi all’orizzonte, nella speranza che faccia giorno.
Ma la colpa mi persegue,
mi percuote,
mi perfora.
Chi cerca condivisioni anela alla libertà.
Lick the flavour of sin off of me.
Beg with me for another absolution.

Quello che teniamo fuori

Quello che teniamo fuori, al di là dei confini del corpo, al di là del tempo e degli spazi, al di là di sangue, sudore e lividi sulla pelle, quello che teniamo fuori in realtà è intrappolato in fondo al cuore.
E non bastano sguardi ammiccanti e sorrisi e inviti verbali; non bastano cenni del capo, pensieri annotati su carta, sintonie di pensiero.
Quello che teniamo fuori rimane là dentro, invisibile agli occhi.
Servirebbe una chance, un’altra ancora, o forse la prima, e poi l’ultima.
Servirebbe a renderci fieri di averci provato, servirebbe a sporcarci di nuovo, a rimescolare le impronte, che anche volendo, non potremo mai cancellare indelebilmente.
Perché le colpe rimangono come macchie di inchiostro rosso, e non basta tutta la volontà del mondo, né il tempo, per eliminarle.
Quello che lasciamo fuori è solo un vomitare ansie dopo aver troppo ingoiato vite.
Le nostre, le altre, le tue, le loro.