Le mie calze di lana blu a fiori

“Tutto ad un tratto le case iniziarono a volare, cadevano giù dalla montagna come piccoli soprammobili e danzavano in cerchio come se si dessero la mano.
Il cielo era cupo e triste, di un giallo tetro come quello dei tuoi peggiori incubi, nuvole dense presagio di morte.
La gente volava, e moriva.
La gente ci finiva di sopra a pioggia, ma non c’erano ombrelli per ripararci, e le ampie vetrate ci lasciavano spettatori inermi in balia di quell’atroce destino.
L’angoscia ci abbracciava con le sue vesti ampie e vaporose, quei pochi centimetri di mattoni che ci separavano l’un l’altro erano inesistenti per i nostri cuori, spazi troppo larghi per i nostri corpi.
Le mie calze di lana blu a fiori si smagliavano. Erano fiori ricamati con lana di mille colori.
Erano dettagli da cogliere in imprecisati istanti.
E cento e più fili venivano fuori da ogni bocciolo, gialli, rosa, rossi e arancio; e cento e più fili cercavo di rimettere a posto.
Era un lavorìo senza fine, per ogni filo che ritiravo altri cento ne venivano fuori.
Istanti che sembravano infiniti nella mia azione di ricomporre quei fiori, istanti che duravano troppo poco per fermare la tragedia che stava per colpire tutti noi.
E c’era mia nonna, c’era sempre mia nonna.
Vegliava su di me, pressando col ditale sull’ago grosso della lana per porgemi il filo da ritirare.
C’era mia nonna col completo blu che le avevo scelto io, poco tempo fa.”

Lascio tracce in questa vita, le ritrovo nelle altre

Nuvole stanche stanotte.
Porti il bicchiere alla bocca, l’acqua fresca in gola, la lingua umida sulle labbra.
Un altro giorno è passato, un giorno più lungo della vita oltre la morte.
Immagini recenti di qualche anno fa, ma di quale vita non ricordi più.
Lividi sulle ginocchia – “Ma non importa, tanto poi passa, non fa male tranne se tocchi” – mi ricordano di quando per un attimo non ho più sentito quel vuoto.
Tracce di matita sulle labbra, a volte interrotta, portata via dalla sua bocca.
Pensieri a tratti fanno capolino nella mente: “Dio! L’avrò cancellato? Che ore sono? Si è fatto tardi!”
Voglia di una sigaretta: “Ti prego fammi fare un tiro, dalla tua, solo una volta!”
Brividi lungo la schiena: “Dammi quella coperta”
Chiudi la mente, riempi quel vuoto, trattieni il respiro, fatti abbracciare, fai un lungo pianto.
Nuvole stanche stanotte. Domani ancora di più.

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